Finiti gli scrutini, un’ ora fa ho consegnato il mio registro personale delle classi dove ho insegnato quest’ anno.
Con numeri, annotazioni, assenze, programma svolto, giudizi, firme, si chiude non solo un anno scolastico, ma un anno della propria vita.
Un anno fatto di parole … tante parole, di ansie, di risate, di momenti di tensione, di incomprensioni, di delusioni, di soddisfazioni, di ripensamenti, di dubbi, di paura di aver sbagliato qualcosa, di non aver sempre trovato la parola giusta per ogni studente …
Cerco di pensare che non ho mai sottovalutato ogni momento della vita scolastica e che ho agito sempre secondo la mia coscienza, dopo lunghe riflessioni, ma, nonostante ciò, sempre si può sbagliare.
E l’ansia pre e post-scrutini mi assale e si libera solo in qualche lacrima di nascosto.
Fin da quando ero bambina, ho amato tanto la scuola; ho sempre amato i libri e, forse, da figlia unica, la scuola rappresentava anche il contatto con tante persone.
Volevo insegnare matematica da quando avevo dieci anni: ci sono riuscita, nonostante difficoltà nel percorso, precariato, tanto precariato, che avrebbe scoraggiato chiunque.
E l’anno scolastico che finisce mi lascia, da sempre, il vuoto, la mancanza … ora ci sono gli esami di Stato: un’altra tappa e poi …
… in attesa del nuovo anno, con tanti volti nuovi da conoscere, da capire, con gli ex alunni che ti verranno a trovare i primi giorni di scuola e ti racconteranno delle loro scelte e delle prime esperienze universitarie …