LO SCALONE

LO SCALONE. Quando penso al cosidetto “scalone”, introdotto nella riforma del sistema pensionistico dal precedente governo, presieduto dall’Innominabile, chissà perché, mi viene in mente la Corazzata Potemkin. Ho davanti agli occhi le immagini di questa scalinata infinita, che sembra condurre fino al paradiso e sulla quale c’è sempre appostato qualcuno che vuole impedirne l’ascesa. Su questo scalone potrebbero inciampare in molti, segnatamente gli sfortunati che hanno visto la luce nel 1951 e che, pertanto,  compiranno 57 anni nel 2008. Saranno proprio loro i primi a fare i conti con lo scalone. Non potendo compiere – perché l’anagrafe parla chiaro! –  i fatidici 57 anni entro il 31 dicembre 2007, non avranno diritto ad entrare nel paradiso delle pensioni fino al 2010. Quando si dice la sfortuna! Ben gli sta. Così, un’altra volta, imparano a nascere nell’anno giusto. Per il momento, sono tutti raccolti in fondo allo scalone, sperando che le armate che lo difendono lascino, prima o poi, il campo libero. Qualcuno è stanco per aver lavorato una vita intera, qualcun altro cerca di sostenersi, coltivando improbabili sogni di evasione in paradisi tropicali. Intanto attendono e guardano in su. Dalla sommità, ecco affacciarsi onorevoli che mostrano, irridendo nei confronti della folla, vistosi cartelli, recanti numeri corrispondenti all’importo del loro attuale stipendio e della futura pensione. Sulla folla assiepata, in attesa di chissà quale evento miracoloso, piovono fogli di carta recanti frasi, estrapolate direttamente dai programmi elettorali dei due schieramenti, che parlano di “trattamento pensionistico iniquo” e manifestano la volontà di porre fine a questo “vergognoso” stato di cose. Un vento impetuoso, che origina direttamente dalle bocche dei parlamentari, trascina qua e là questi fogli. Riesco ad afferrarne uno al volo. C’è scritta sopra un’unica frase, anzi, un’unica parola, che sbiadisce man mano che la leggo, fino a scomparire del tutto. “Arrangiatevi”! 

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