VIE DE TRAIN

VIE DE TRAIN. Erano anni che non mi capitava di prendere un treno. l’ultima volta, a quanto ricordo, era stata per andare a Genova, partendo dalla mia sperduta cittadina del Centro Italia. Tanto per ridurre le fatiche del viaggio, insieme ad un mio amico e collega, si era pensato di fare un tratto di strada in auto e di arrivare fino alla stazione di Arezzo, risparmiandoci una serie di cambi e di relative attese. Inutile dire che quel viaggio era stato una vera odissea, con un numero incredibile di soste nei luoghi più disparati, per cambiare treno, e tempi di pecorrenza misurabili in ere geologiche. Da quella volta sembrano essere trascorsi anni luce, stando almeno all’efficiente e tecnologicizzata pubblicità delle ex Ferrovie dello Stato, oggi Trenitalia. Dovendomi, quindi, recare a Milano, sempre partendo dalla mia remota cittadina di residenza, mi è bastato consultare il sito di Trenitalia per trovare immediatamente il treno che faceva al caso mio. Ed ecco che con un paio di comodi Eurostar all’andata, e altrettanti al ritorno, sono riuscito a raggiungere il mio scopo. Tutto a posto, quindi? Neanche per idea. A fronte di un viaggio sufficientemente comodo e veloce, ad un prezzo non certo popolare, mi sono stati gentilmente offerti dall’Azienda sedili consunti e sfondati dall’uso, servizi igienici assenti o, nella migliore delle ipotesi, “da caserma”. Era dai tempi del servizio militare che non vedevo dei cessi così sporchi e mal tenuti. Anche l’aver eliminato gli scompartimenti a vantaggio degli spazi aperti non mi è sembrata una buona idea. I posti a sedere non sono certo né più comodi né più numerosi. Inoltre, si è persa del tutto quella bella atmosfera di cordialità, che si instaurava spesso tra i passeggeri che affollavano lo stesso scompartimento, dalla quale poteva nascere ogni tanto perfino qualche bella amicizia. Dove sono le lunghe ed animate conversazioni che servivano a rompere la monotonia del viaggio? Ormai la scena consueta è quella di un individuo solitario che parla con un altro essere, anch’esso solitario, attraverso il telefonino. E’ forse il caso più evidente in cui l’unione di due solitudini non fa una compagnia. Vita di treno? Vita da cani…

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