LA LORO AFRICA

A qualcuno dei miei quattro lettori potrà sembrare insolito, audace, eretico, forse addirittura blasfemo, accostare, seppure nella estemporaneità di una riflessione, due autori così diversi tra loro per notorietà, stile narrativo e profondità di toni. Tanto è leggero e godibile McCall Smith, quanto è profondo e introspettivo Coetzee, tanto è semplice e immediato il primo, quanto è complesso e sorvegliato il secondo, tanto è poco conosciuto, nel Gotha della letteratura mondiale, il primo, quanto è universalmente noto e stimato, il secondo, al punto da avere ottenuto l’ambito ed eccezionale riconoscimento del premio Nobel. Se, dunque, azzardo a metterli a confronto, una ragione dovrà pur esserci, ed, in effetti, c’è. È quel denominatore comune che si chiama Africa, luogo nel quale sono nati entrambi, nello Zimbabwe il primo, in Sudafrica il secondo, e del quale è profondamente intrisa la loro cultura, la loro narrazione e la loro personalità. Non si parla qui di quell’Africa languida ed esotica che ha fatto da sfondo a tanti romanzi e racconti d’avventura di autori della narrativa occidentale (forse, data la differenza di latitudine, sarebbe meglio dire “nordica”?), uno su tutti Hemingway. L’Africa in questi libri è il luogo nel quale l’uomo civile ritorna nel seno della grande Madre Natura, ritrova la sua culla originaria, rapportandosi, comunque, con questo mondo col senso della superiorità della sua cultura e dell’inferiorità della cultura africana. Oggi le frontiere sono state abbattute, le distanze – anche culturali – annullate, ma, comunque stiano le cose, gli unici autorizzati a raccontare l’Africa, restano sempre e soltanto gli Africani. Potremo leggere pagine sull’Africa di autori culturalmente più vicini a noi, ma avvertiremo sempre una sensazione di freddezza e di distanza da ciò che in quelle pagine si racconta, storie ed ambienti frutto nella maggior parte dei casi di una conoscenza di seconda mano. Alexander McCall Smith e J.M. Coetzee ci portano dentro i nuovi stili di vita e i cambiamenti, culturali e sociali, che stanno attraversando il continente africano. Nei loro libri si descrive l’evoluzione incessante e rapida della società africana, che non mostra affatto di volersi conformare agli stili di vita imposti o proposti dai colonizzatori passati e recenti, quanto piuttosto di trasformarli attraverso filtri culturali propri.   

Nel corso di queste letture, per la prima volta ho avvertito l’inadeguatezza del mio punto di vista sul continente africano, frutto di letture di libri anch’essi inadeguati ad esprimere il senso della “africanità”. Consigliati a chi soffre dell’insano desiderio di capire e di allargare continuamente il proprio orizzonte.

I libri: “Un peana per le zebre” – Alexander McCall Smith (TEA) e “Vergogna” – J.M.Coetzee (Einaudi)

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