DUE MAIGRET D’ANNATA

“Maigret e il caso Saint-Fiacre” / “ Maigret e il porto delle nebbie” di Georges Simenon
(Edizione Club su licenza Mondatori)

Nella matematica dell’immaginario collettivo dei lettori – e, aggiungerei anche, dei telespettatori italiani degli anni Sessanta – Simenon sta a Maigret come Maigret sta a Gino Cervi. Credo che sia stato proprio il nostro grande attore, noto al pubblico più giovane soprattutto per i film di don Camillo e Peppone, a dare meglio corpo al personaggio letterario più celebre ed amato tra quelli creati dalla fantasia dello scrittore belga.

E questo “dare corpo” non deve essere inteso come un semplice modo di dire, una metafora persino eccessivamente logora, anzi, l’immagine che il lettore si costruisce del personaggio Maigret, pagina dopo pagina, sembra trovare la sua sintesi estrema nella figura massiccia di Cervi.

Che il robusto fisico dell’attore sia tra quelli che più si attaglia al personaggio di Maigret viene confermato anche dal fatto che tutti coloro che hanno poi voluto cimentarsi nel ruolo, sembrerebbero quasi scelti più per una somiglianza fisica con Cervi che non piuttosto per la capacità di saper rendere le manie e i tic che connotano il celebre commissario del Quai des Orfèvres.

Il Maigret di Castellitto, forse perché troppo distante da uno stereotipo cresciuto e consolidato nel tempo, è forse quello che è risultato meno verosimile e meno in grado di sollecitare la fantasia dello spettatore.

Gino Cervi è il Maigret che traspare soprattutto dai racconti più maturi di Simenon, lento e compassato, buongustaio ed eccellente bevitore, colto da improvvisi mutismi e da altrettanto improvvise intuizioni, un poliziotto da noir piuttosto che da hard boiled, riflessivo e pacato ma fermo e implacabile nel dare la caccia all’omicida di turno. Venire a capo di un delitto per lui è come ricostruire un enorme puzzle con frammenti che ognuno degli indiziati cerca di tenergli accuratamente nascosti e che lui deve pazientemente cercare di scovare. Il Maigret dei due racconti di questo volume è un uomo ancora abbastanza giovane, con qualche residua traccia di impulsività, ancora in cerca dell’identità che finirà per definirsi romanzo dopo romanzo, ma la sua abilità nell’avventurarsi nei labirinti della psiche e nel ricreare nei minimi particolari il contesto sociale e culturale del delitto è già matura.

I due lunghi racconti, condensati in un unico volume, formano un menu gradevole di pietanze correttamente abbinate, che lasciano soddisfatto dell’esperienza appena compiuta anche il lettore dal palato più difficile.

Il caso ha voluto che, una volta terminata la lettura, avessi modo di vedere una riduzione televisiva del “caso Saint-Fiacre”, che devo ammettere di aver trovato piuttosto deludente e modesta, nonostante il personaggio fosse interpretato dal pur bravo e convincente Bruno Cremer.

Maigret è, infatti, un personaggio ricco di sfumature che, per necessità di semplificazione, ad uso di un pubblico televisivo pigro e distratto, viene, invece, presentato come una figura a tutto tondo. Scomparsi nella finzione televisiva i lunghi silenzi, ridotte a cenni essenziali le riflessioni introspettive, così diffuse e così tipiche dell’opera letteraria, resta un agire schematico e asettico, che non può certo competere con l’azione frenetica delle moderne fiction e che, alla fine, lascia tutti un po’ insoddisfatti.

I dialoghi, letteralmente infarciti nel testo narrativo di espressivi puntini di sospensione, vengono sostituiti nella fiction con toni secchi e raffinatezze verbali che male si addicono al personaggio, sospeso tra temporanee quanto improvvise afasie, lente ed accurate esplorazioni della scena del delitto e un procedere a spirale nella ricerca della verità, attraverso dialoghi con i vari personaggi, che rappresentano spesso un autentico capolavoro di indagine psicologica.

Maigret resta un personaggio assai difficile da rendere, come e più dell’atmosfera del mondo romanzesco nella quale è immerso, una figura dai contorni indefiniti ma non per questo meno possente, come un’immagine che sembra emergere lentamente dalle nebbie del Quai.

Una lettura essenziale e irrinunciabile per chi vuole conoscere il Maigret degli esordi e capire meglio il Maigret più maturo.

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