SURREALISTI E IPERREALISTI

I libri: Osvaldo Soriano – “Triste, solitario y final” (Einaudi) – Jo Soares – “Un samba per Sherlock Holmes” (Einaudi)

La letteratura sudamericana contemporanea è ricca di eccellenti interpreti del genere narrativo, dei quali l’argentino Soriano e il brasiliano Soares sono esponenti di spicco e di qualità. Le loro opere si innestano nel solco di quelle più note e più celebrate di Garcia Marquez, che aprirono negli anni ’70 la grande stagione della letteratura dell’America del sud, all’epoca poco o per niente conosciuta dal vasto pubblico, e che ancora continua a dare i frutti più inattesi. Non fanno eccezione queste due opere, per le quali non sembra eccessivo parlare di letteratura “neosurrealista”, un genere, se tale si può definire, nel quale gli autori sudamericani sembrano trovarsi particolarmente a loro agio. Le invenzioni fantastiche, che connotano le opere di questi autori, si contrappongono al crudo realismo di nordamericani ed europei, impegnati a dare una rappresentazione del mondo quanto più dura e corporea possibile. Sarà che, forse, vivendo in una realtà già di per sé molto difficile, i sudamericani preferiscono evadere nella fantasia e nel sogno. I nordamericani, al contrario, in particolare gli autori statunitensi, hanno sempre avuto un rapporto immediato con la realtà, della quale amano ritrarre aspetti minimali e singolari, per enfatizzarli e farli assurgere al rango di rappresentazione del mondo. Una rappresentazione del mondo e della vita, che diventa, per questo, “più grande della vita” stessa. Diversa sembra essere, al contrario, la posizione dei sudamericani nei confronti del mondo, vissuto spesso quasi in un sogno, nel quale i corpi perdono la loro fisicità, per trasformarsi in immagini incorporee, quasi ectoplasmi fluttuanti in un non-spazio atemporale. La combinazione tra l’amore per il cinema comico, in particolare quello di Stanlio e Ollio, e la passione per il noir americano, produce la trama sulla quale Soriano intesse un’orditura fittissima, fatta di citazioni, letterarie e non, e di personaggi, tra i quali egli stesso finisce per costituire un elemento essenziale. Come in qualche pellicola recente, in cui personaggi di cartone animato convivono ed interagiscono nella stessa storia con attori in carne ed ossa, così Soriano si trova ad affiancare l’investigatore Philip Marlowe, personaggio di fantasia creato e reso celebre da Chandler, in un’indagine alla ricerca di Laurel e Hardy. Soares immagina, invece, un’avventura di Sherlock Holmes, piuttosto improbabile per la penna di Conan Doyle, proponendoci il grande investigatore e la sua fidata spalla Watson in una situazione e in una veste assolutamente inedita. Holmes, che non ha mai amato allontanarsi troppo dalla rassicurante Backer Street, si ritrova proiettato in un Brasile ottocentesco, tra nobili e vicerè, all’inseguimento di un criminale che non riuscirà mai ad afferrare e che, alla fine, si materializzerà nel vecchio continente sotto le spoglie di Jack lo squartatore. Potenza della letteratura, che riesce ad immaginare non solo tutte le lingue, ma anche tutti i mondi possibili, svincolandosi dagli angusti limiti che il tempo e lo spazio impongono al nostro corpo. Così, Dante può raccontare il suo incredibile viaggio ultraterreno, come se l’avesse verosimilmente compiuto, Shakespeare le sue storie d’amore e di morte, trasfigurazioni preromantiche della vita di ogni giorno, Cervantes la storia di una pazzia, che può originare dal conflitto tra il sogno di una vita avventurosa e straordinaria e la realtà di ogni giorno, dura, monotona e, a volte, persino crudele. Quanto allo stile, il libro di Soriano potrebbe attribuirsi benissimo a Chandler, del quale l’argentino riesce a ricreare quell’atmosfera di amarezza e malinconia, che riecheggia nelle opere del celebre giallista. Quello di Soares potrebbe essere considerato una attenta e puntuale parodia delle opere di Conan Doyle, del quale ha saputo riproporre l’inarrestabile ottimismo che una ferrea logica positivista induce nei ragionamenti del celebre detective. In perfetta sintonia con Borges, l’opinione secondo la quale un libro, in qualche modo, parla sempre di altri libri, mai come in questo caso  trova particolare ed appropriato riscontro. Gli archetipi narrativi si possono contare sulle dita di una mano, ma le loro variazioni sono praticamente infinite. Questi autori e le loro opere sono la dimostrazione evidente di questa constatazione. Se credete che la realtà sia, a volte, troppo dura da affrontare, cercate rifugio, anche per poco tempo, tra le pagine di questi libri.

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