PER SALVARSI LA VITA

“Zeus e altri racconti” di Valerio Massimo Manfredi – Oscar Mondadori

Perché leggere? Me lo sono chiesto spesso, ed ogni volta ho trovato una risposta diversa. Perché ogni libro che leggo mi arricchisce spiritualmente, perché non si impara mai abbastanza o, semplicemente, perché mi piace. Negli ultimi tempi, nel corso della mia lunga e faticosa degenza ospedaliera, ho scoperto che leggere può persino salvarti la vita. Non intendo con questo attribuire alla lettura un potere magico, quasi miracoloso, piuttosto la capacità di agire su una mente stanca e prostrata dalle dolorose vicissitudini di un intervento chirurgico tutt’altro che semplice, accompagnato da una degenza traumatizzante e dolorosa. Quando il corpo non risponde ai tuoi comandi ed è fuori controllo, occupato a curarsi solo di se stesso, la mente resta l’unico contatto con la realtà e con la vita. La lettura, almeno nel mio caso, ha finito per assumere così un’importante funzione terapeutica, consentendomi di mantenere un legame con il mondo, attraverso la mediazione delle parole che usiamo per descrivere quello che abbiamo dentro di noi e intorno a noi. Così, il mio ritorno alla realtà e alla vita è stato un percorso che ha attraversato varie letture, la prima delle quali è stata quella di un testo di Valerio Massimo Manfredi “Zeus e altri racconti”. Si tratta di una raccolta di storie ambientate in epoche e luoghi diversi, dalla Roma repubblicana ai tempi nostri, da Cartagine alla Turchia, passando per la Spagna medievale. Devo dire che questo libro, pur non destinato a rimanere nell’elenco dei capolavori memorabili, è servito come una specie di riabilitazione della mente, simile e contemporanea a quella che interessava il mio corpo in quel momento. Così, mentre il fisico riacquistava il suo perduto tono muscolare, lo spirito tornava a riscoprire i meccanismi tonificanti della lettura. Potrebbe sembrare, a prima vista, un’operazione apparentemente semplice e direi quasi naturale, ma, in realtà, estremamente complessa e non priva di una certa fatica. “Cosa c’è di più semplice che camminare?”, pensavo. Quando, però, le gambe e le forze non ti assecondano, ecco che anche una cosa semplice diventa maledettamente complicata. “Cosa c’è di più semplice che leggere?”, direte voi. Eppure, quando la mente è occupata a trattenere dentro di sé i pensieri che sembrano sfuggirle via, anche questo diventa qualcosa di maledettamente complicato. Ci voleva qualcosa di poco impegnativo e nello stesso tempo piacevole per ritrovare la forma fisica e mentale. Alla prima ha provveduto qualche seduta di palestra trascorsa a passeggiare sul tapis roulant, alla seconda la lettura di un testo gradevole e di non particolare impegno mentale. Mi sento in dovere di chiedere preventivamente scusa a Manfredi, per aver paragonato una sua creatura ad un tapis roulant, ma se avrà modo di leggere questo post e di immaginare anche minimamente la mia condizione mentale, dopo una settimana di terapia intensiva, sono certo che capirà. Spero, persino, che sarà felice di sapere che i suoi testi possono essere utilizzati come un utile esercizio, per riabilitare una mente stanca ed affaticata. A chi consigliare una simile lettura? Direi, soprattutto, a chi ama Manfredi, per la sua capacità di coniugare passato e presente, in una sapiente commistione, rigeneratrice per entrambi, che dona freschezza al primo e consistenza al secondo.

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