VISSI D’ARTE – Capitolo 9

Non sapeva, dunque, sua eccellenza, che nel municipio c’era una piccola cappella, ultimo residuo di un convento, che era poi stato trasformato in residenza comunale ai tempi delle guerre napoleoniche? In tutti questi secoli, a quanto risultava al sindaco, quella cappella era ancora rimasta consacrata. Se poi Sua Eccellenza avesse voluto esserne certo, non avrebbe dovuto fare altro che riconsacrarla, così avrebbe sciolto ogni riserva. Tutto questo, oltre che andare a favore dei poveri della diocesi, avrebbe giovato anche ai buoni rapporti tra la curia e la famiglia della sposa, ricchissima e potentissima. “Vedrà, eccellenza”, aveva detto il sindaco. “Non mancheranno segni tangibili della riconoscenza dei miei futuri consuoceri, oltre la mia personale, s’intende”. Aveva subito chiarito con il vescovo che, per parte sua, avrebbe volentieri fatto a meno della cerimonia religiosa, ma per non urtare la sensibilità della sposa e, soprattutto, quella dei suoi potenti familiari, aveva ceduto su questo punto, ma aveva preteso che, comunque, la cerimonia si tenesse in municipio, anche se non esattamente nella sala del Consiglio Comunale. La cappella annessa all’edificio era sicuramente adatta allo scopo, restavano da superare le riserve del vescovo circa la praticabilità della salomonica soluzione, ma alla fine anche lui si era convinto. In fondo, aveva pensato, meglio che li sposi io piuttosto che uno scomunicato ateo come il sindaco, che, magari, avrebbe tentato di far crescere i nipotini, che, forse, erano già in attesa di venire al mondo, in un ambiente moralmente malsano e materialista, tenendoli all’oscuro di qualsiasi precetto religioso.

Questa voce è stata pubblicata in Racconti a puntate. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *