Come leggiamo?

I percorsi di lettura di ciascuno di noi sono quanto di più ondivago e casuale si possa immaginare. Spesso leggiamo per "assonanza" o per "contiguità". Scegliamo, in definitiva, libri che portano nel titolo parole evocative di letture appena concluse, o che servono a costruire un percorso, spesso visibile solo a noi stessi, che possa condurci nell’intimità di un certo autore o di un certo personaggio. E’ con spirito di contiguità che ho intrapreso la lettura di un volume di medie dimensioni, scritto da Matteo D’Amico, dal titolo "Giordano Bruno". Insomma, prosegue il filone di lettura incentrato su questo personaggio, mago, filosofo fuori dagli schemi e, adesso, stando all’autore del testo ma anche a molti altri da lui citati, anche spia al servizio dei potenti dell’epoca. Di Giordano Bruno ricordo la statua a Campo dei Fiori, in Roma, che lo raffigura pensoso e altero, il buon film della Cavani con Gian Maria Volontè nella parte del frate Nolano, tutte rappresentazioni che mi hanno paricolarmente colpito per l’energia che da esse promana. Il libro, la cui lettura, per la verità, non ho ancora completato, delinea la figura di Bruno come un personaggio in totale contrapposizione con il proprio secolo; un secolo che, congelando con schemi e dogmi la cultura ufficiale, tenta di salvare se stesso dalla marea montante dei vari protestantesimi. Per mantenere l’ordine costituito si avvale di ogni mezzo, compreso quello di mettere la "mordacchia" – strumento di tortura realmente applicato alla lingua di Bruno – a quanti dissentono dai dettami scaturiti dal Concilio di Trento. Le lezioni della Storia sono, indubbiamente, le meno frequentate e le più dimenticate: nessuno degli errori che quotidianamente si ripetono è, in assoluto, nuovo. Leggendo questo libro, e altri di uguale genere, potremmo anche sorridere sull’incapacità di imparare del genere umano, se non fosse che ne siamo parte. Forse, quello che cerchiamo tra le pagine, è un sentimento di conforto, qualcosa che ci aiuti a sopportare meglio questi tempi che, per fortuna o purtroppo, non sono eccezionali.

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