Dopo essermi imposto delle regole, dettate più dall’esperienza che dalla volontà di pormi dei limiti, ho naturalmente provveduto ad infrangerle, devo dire con grande pentimento. Non avevo fatto i conti con la perseveranza, una strana forma di pazienza attiva, che, come è risaputo, è virtù attribuita al diavolo. Errare è umano,direte voi… Se è per questo, perseverare è altrettanto umano, talmente umano da diventare diabolico. Cos’è il diavolo se non la quintessenza dell’umanità, quell’essere umanissimo sul quale scaricare tutte le responsabilità e i limiti della nostra caducità? Questo, in fondo, è il messaggio ultimo che traspare dalle pagine del best seller – sì, lo confesso: un altro! – “Angeli e demoni” del solito Dan Brown. Anche questo mi è giunto in qualità di strenna natalizia ed ha richiesto numerosi pomeriggi e tarde serate per essere completato. Come prima sensazione, devo dire che è risultato meno scontato del precedente “Codice Da Vinci”: se non altro la storia non aveva quel vago sentore di plagio che si avvertiva nel primo librone. A proposito, perché i best seller devono essere per forza dei libroni? Per giustificare il prezzo, veramente eccessivo se paragonato alla limitatezza e scarsità del contenuto? E’ un argomento da approfondire, meriterebbe un intero post… Tornando a noi, l’idea che qualcuno complotti per distruggere o squalificare la Chiesa non è nuovissima; che scrivi libri del genere fa appello continuamente alle nefandezze che, nel nome della fede, si sono perpretrate nei secoli, e delle quali la Chiesa, in tempi recenti, ha voluto fare ammenda. Molto gradevole risulta il libro se letto come un libro game, con i suoi percorsi tortuosi nel centro di Roma, i suoi quiz da risolvere in tempi assegnati, ai quali il lettore partecipa tentando di anticipare le mosse successive. Alla fine, però, il cerchio si stringe e, come nei gialli di serie Z, si scopre che il colpevole è il maggiordomo. Brown deve aver capito che la ricetta funziona e, applicando le stesse istruzioni e praticamente gli stessi ingredienti, è riuscito a replicare il successo della sua opera precedente. Temo che, da umano quale egli è, voglia sperimentare la virtù della perseveranza, mettendo in tavola un’altra portata preparata con la stessa ricetta. A questo punto, il non perseverante diventerei io: a meno che qualche affezionato del genere non me lo riproponga sotto l’albero confezionato in forma di strenna. In tal caso non mi resterebbe che ringraziare e portare a casa…
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